domenica 7 agosto 2011

L'amore per il barocco romano e il Pop Barocco di Beatrice Feo Filangeri


Omaggio a Roma,il Pop Barocco di Beatrice Feo Filangeri reinterpreta il San Giovannino di Caravaggio...
…Quando la storia,la cultura le tradizioni,il saper disegnare e dipingere,il gusto delle scelte e la contemporaneità si associano ecco che nascono i capolavori,Beatrice ci ha abituati sempre a sorprenderci con opere strepitose…..Tratto dalla famosissima opera del Caravaggio.Un omaggio alla sua amatissima città Roma,che pur non essendo la sua città natale rappresenta per l'artista fonte di grandissima ispirazione per il suo stile Pop B ( pop barocco ndr)....

info Beatrice Feo Filangeri

06-92946381

beatricefeo@gmail.com

The "Pop Barocco"-All Rights Reserved © 2006




Un altro suggestivo esempio del Pop Barocco Italiano,di cui lei stessa è ideatrice e caposcuola,lo stile che trae dal patrimonio artistico culturale italiano ed europeo esempi e modelli da proporre in chiave prettamente “Pop Art”. Ma questa volta una “Pop Art” tutta italiana ed europea,infatti Pop B!…

lunedì 13 giugno 2011

Da Leonardo Da Vinci al Pop Barocco di Beatrice Feo Filangeri :La Battaglia di Anghiari




-"La Battaglia di Anghiari"Pop barocca- gouaches 100x70 cm
Opera di Beatrice Feo Filangeri
Da una copia di Rubens.



Un'altra grande interprete per un grande dipinto:La nostra artista contemporanea del Pop Barocco italiano: Beatrice Feo Filangeri,reinterpreta un tema a lei caro con questi meravigliosi colori,con le forme barocche e un'incantevole incastro equilibratissimo e raffinatissimo di cromie e sinuosità-



BEATRICE FEO FILANGERI--"La Battaglia di Anghiari"Pop barocca- gouaches 100x70 cm
Opera di Beatrice Feo Filangeri





Un pò di storia e le copie dell'opera:

La Battaglia di Anghiari era una pittura murale di Leonardo da Vinci, databile al 1503 e già situata nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. A causa dell'inadeguatezza dell ... a tecnica il dipinto venne lasciato incompiuto e mutilo; circa sessant'anni dopo la decorazione del salone venne rifatta da Giorgio Vasari, non si sa se distruggendo i frammenti leonardiani o nascondendoli sotto un nuovo intonaco o una nuova parete: i saggi finora condotti non hanno sciolto il mistero.





Nell'aprile del 1503 Pier Soderini, gonfaloniere a vita della rinata Repubblica fiorentina, affidò a Leonardo, da qualche anno tornato in città dopo il lungo e prolifico soggiorno milanese, l'incarico di decorare una delle grandi pareti del ... nuovo Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. Si trattava di un'opera grandiosa per dimensioni e per ambizione, a cui avrebbe atteso nei mesi successivi, e che l'avrebbe visto faccia a faccia con il suo collega e rivale Michelangelo, a cui era stato commissionato un affresco gemello su una parete vicina, la Battaglia di Càscina (29 luglio 1364, contro i Pisani)[1].

La scena affidata a Leonardo invece era la battaglia di Anghiari, cioè un episodio degli scontri tra esercito fiorentino e milanese del 29 giugno 1440; nel complesso la decorazione doveva quindi celebrare il concetto di libertas repubblicana, attraverso le vittorie contro nemici e tiranni[1].

Dopo un viaggio a Pisa nel luglio, Leonardo iniziò infine a progettare il grande dipinto murale che, come per altre sue opere, non sarebbe stato un affresco, ma una tecnica che permettesse una gestazione più lenta e riflessiva, compatibilmente col suo modus operandi. Dalla Historia naturalis di Plinio il Vecchio recuperò l'encausto, che adattò alle sue esigenze.

Per ragioni diverse nessuna delle due pitture murali venne portata a termine, né si sono conservati i cartoni originali, anche se ne restano alcuni studi autografi e copie antiche di altri autori.

Leonardo in particolare, dopo molti studi e tentativi, mise in opera il suo dipinto, ma come nel caso dell'Ultima Cena anche questa scelta tecnica si rivelò drammaticamente inadatta quando era ormai troppo tardi[1]. Predispose due enormi pentoloni carichi di legna che ardeva, generando una temperatura altissima che avrebbe dovuto essiccare la superficie dipinta, puntandoveli direttamente (vi sono diversi studi descritti nei suoi manoscritti). La vastità dell'opera non permise però di raggiungere una temperatura sufficiente a far essiccare i colori, che colarono sull'intonaco, tendendo inoltre ad affievolirsi, se non a scomparire del tutto. Nel dicembre 1503 l'artista interruppe così il trasferimento del dipinto dal cartone alla parete, frustrato dall'insuccesso[1].

Paolo Giovio vide i resti del dipinto e ne lasciò una viva descrizione nella sua vita di Leonardo: «Nella sala del Consiglio della Signoria fiorentina rimane una battaglia e vittoria sui Pisani, magnifica ma sventuratamente incompiuta a causa di un difetto dell'intonaco che rigettava con singolare ostinazione i colori sciolti in olio di noce. Ma il rammarico per il danno inatteso sembra avere straordinariamente accresciuto il fascino dell'opera interrotta»[2].

Tra le migliori copie tratte dal cartone di Leonardo c'è quella di Rubens, oggi al Louvre[1]. Perduto anche il cartone, le ultime tracce dell'opera furono probabilmente coperte nel 1557 dagli affreschi del Vasari.

[modifica] Le copieIn realtà, nonostante i disastri, l'opera era stata in gran parte completata, infatti Leonardo ci aveva lavorato per ben un anno con sei assistenti. Malgrado i danni nella parte alta, quindi, questa Battaglia di Anghiari rimase esposta a Palazzo Vecchio per diversi anni; molti la videro, molti la riprodussero, tra questi Rubens, che ne interpretò la parte centrale da una copia o forse dal cartone (sicuramente non dai resti del dipinto, essendo nato nel 1577, quando la profonda ristrutturazione di Giorgio Vasari era già stata messa in opera). Il dipinto di Rubens offre un'idea abbastanza chiara di cosa fosse l'affresco di Leonardo. Mostra altro

Nell'aprile del 1503 Pier Soderini, gonfaloniere a vita della rinata Repubblica fiorentina, affidò a Leonardo, da qualche anno tornato in città dopo il lungo e prolifico soggiorno milanese, l'incarico di decorare una delle grandi pareti del ... nuovo Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. Si trattava di un'opera grandiosa per dimensioni e per ambizione, a cui avrebbe atteso nei mesi successivi, e che l'avrebbe visto faccia a faccia con il suo collega e rivale Michelangelo, a cui era stato commissionato un affresco gemello su una parete vicina, la Battaglia di Càscina (29 luglio 1364, contro i Pisani)[1].

La scena affidata a Leonardo invece era la battaglia di Anghiari, cioè un episodio degli scontri tra esercito fiorentino e milanese del 29 giugno 1440; nel complesso la decorazione doveva quindi celebrare il concetto di libertas repubblicana, attraverso le vittorie contro nemici e tiranni[1].

Dopo un viaggio a Pisa nel luglio, Leonardo iniziò infine a progettare il grande dipinto murale che, come per altre sue opere, non sarebbe stato un affresco, ma una tecnica che permettesse una gestazione più lenta e riflessiva, compatibilmente col suo modus operandi. Dalla Historia naturalis di Plinio il Vecchio recuperò l'encausto, che adattò alle sue esigenze.

Per ragioni diverse nessuna delle due pitture murali venne portata a termine, né si sono conservati i cartoni originali, anche se ne restano alcuni studi autografi e copie antiche di altri autori.

Leonardo in particolare, dopo molti studi e tentativi, mise in opera il suo dipinto, ma come nel caso dell'Ultima Cena anche questa scelta tecnica si rivelò drammaticamente inadatta quando era ormai troppo tardi[1]. Predispose due enormi pentoloni carichi di legna che ardeva, generando una temperatura altissima che avrebbe dovuto essiccare la superficie dipinta, puntandoveli direttamente (vi sono diversi studi descritti nei suoi manoscritti). La vastità dell'opera non permise però di raggiungere una temperatura sufficiente a far essiccare i colori, che colarono sull'intonaco, tendendo inoltre ad affievolirsi, se non a scomparire del tutto. Nel dicembre 1503 l'artista interruppe così il trasferimento del dipinto dal cartone alla parete, frustrato dall'insuccesso[1].

Paolo Giovio vide i resti del dipinto e ne lasciò una viva descrizione nella sua vita di Leonardo: «Nella sala del Consiglio della Signoria fiorentina rimane una battaglia e vittoria sui Pisani, magnifica ma sventuratamente incompiuta a causa di un difetto dell'intonaco che rigettava con singolare ostinazione i colori sciolti in olio di noce. Ma il rammarico per il danno inatteso sembra avere straordinariamente accresciuto il fascino dell'opera interrotta»[2].

Tra le migliori copie tratte dal cartone di Leonardo c'è quella di Rubens, oggi al Louvre[1]. Perduto anche il cartone, le ultime tracce dell'opera furono probabilmente coperte nel 1557 dagli affreschi del Vasari.

[modifica] Le copieIn realtà, nonostante i disastri, l'opera era stata in gran parte completata, infatti Leonardo ci aveva lavorato per ben un anno con sei assistenti. Malgrado i danni nella parte alta, quindi, questa Battaglia di Anghiari rimase esposta a Palazzo Vecchio per diversi anni; molti la videro, molti la riprodussero, tra questi Rubens, che ne interpretò la parte centrale da una copia o forse dal cartone (sicuramente non dai resti del dipinto, essendo nato nel 1577, quando la profonda ristrutturazione di Giorgio Vasari era già stata messa in opera). Il dipinto di Rubens offre un'idea abbastanza chiara di cosa fosse l'affresco di Leonardo. Mostra altro



Nell'aprile del 1503 Pier Soderini, gonfaloniere a vita della rinata Repubblica fiorentina, affidò a Leonardo, da qualche anno tornato in città dopo il lungo e prolifico soggiorno milanese, l'incarico di decorare una delle grandi pareti del ... nuovo Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. Si trattava di un'opera grandiosa per dimensioni e per ambizione, a cui avrebbe atteso nei mesi successivi, e che l'avrebbe visto faccia a faccia con il suo collega e rivale Michelangelo, a cui era stato commissionato un affresco gemello su una parete vicina, la Battaglia di Càscina (29 luglio 1364, contro i Pisani)[1].

La scena affidata a Leonardo invece era la battaglia di Anghiari, cioè un episodio degli scontri tra esercito fiorentino e milanese del 29 giugno 1440; nel complesso la decorazione doveva quindi celebrare il concetto di libertas repubblicana, attraverso le vittorie contro nemici e tiranni[1].

Dopo un viaggio a Pisa nel luglio, Leonardo iniziò infine a progettare il grande dipinto murale che, come per altre sue opere, non sarebbe stato un affresco, ma una tecnica che permettesse una gestazione più lenta e riflessiva, compatibilmente col suo modus operandi. Dalla Historia naturalis di Plinio il Vecchio recuperò l'encausto, che adattò alle sue esigenze.

Per ragioni diverse nessuna delle due pitture murali venne portata a termine, né si sono conservati i cartoni originali, anche se ne restano alcuni studi autografi e copie antiche di altri autori.

Leonardo in particolare, dopo molti studi e tentativi, mise in opera il suo dipinto, ma come nel caso dell'Ultima Cena anche questa scelta tecnica si rivelò drammaticamente inadatta quando era ormai troppo tardi[1]. Predispose due enormi pentoloni carichi di legna che ardeva, generando una temperatura altissima che avrebbe dovuto essiccare la superficie dipinta, puntandoveli direttamente (vi sono diversi studi descritti nei suoi manoscritti). La vastità dell'opera non permise però di raggiungere una temperatura sufficiente a far essiccare i colori, che colarono sull'intonaco, tendendo inoltre ad affievolirsi, se non a scomparire del tutto. Nel dicembre 1503 l'artista interruppe così il trasferimento del dipinto dal cartone alla parete, frustrato dall'insuccesso[1].

Paolo Giovio vide i resti del dipinto e ne lasciò una viva descrizione nella sua vita di Leonardo: «Nella sala del Consiglio della Signoria fiorentina rimane una battaglia e vittoria sui Pisani, magnifica ma sventuratamente incompiuta a causa di un difetto dell'intonaco che rigettava con singolare ostinazione i colori sciolti in olio di noce. Ma il rammarico per il danno inatteso sembra avere straordinariamente accresciuto il fascino dell'opera interrotta»[2].

Tra le migliori copie tratte dal cartone di Leonardo c'è quella di Rubens, oggi al Louvre[1]. Perduto anche il cartone, le ultime tracce dell'opera furono probabilmente coperte nel 1557 dagli affreschi del Vasari.

[modifica] Le copieIn realtà, nonostante i disastri, l'opera era stata in gran parte completata, infatti Leonardo ci aveva lavorato per ben un anno con sei assistenti. Malgrado i danni nella parte alta, quindi, questa Battaglia di Anghiari rimase esposta a Palazzo Vecchio per diversi anni; molti la videro, molti la riprodussero, tra questi Rubens, che ne interpretò la parte centrale da una copia o forse dal cartone (sicuramente non dai resti del dipinto, essendo nato nel 1577, quando la profonda ristrutturazione di Giorgio Vasari era già stata messa in opera). Il dipinto di Rubens offre un'idea abbastanza chiara di cosa fosse l'affresco di Leonardo. Mostra altro

Nell'aprile del 1503 Pier Soderini, gonfaloniere a vita della rinata Repubblica fiorentina, affidò a Leonardo, da qualche anno tornato in città dopo il lungo e prolifico soggiorno milanese, l'incarico di decorare una delle grandi pareti del ... nuovo Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. Si trattava di un'opera grandiosa per dimensioni e per ambizione, a cui avrebbe atteso nei mesi successivi, e che l'avrebbe visto faccia a faccia con il suo collega e rivale Michelangelo, a cui era stato commissionato un affresco gemello su una parete vicina, la Battaglia di Càscina (29 luglio 1364, contro i Pisani)[1].

La scena affidata a Leonardo invece era la battaglia di Anghiari, cioè un episodio degli scontri tra esercito fiorentino e milanese del 29 giugno 1440; nel complesso la decorazione doveva quindi celebrare il concetto di libertas repubblicana, attraverso le vittorie contro nemici e tiranni[1].

Dopo un viaggio a Pisa nel luglio, Leonardo iniziò infine a progettare il grande dipinto murale che, come per altre sue opere, non sarebbe stato un affresco, ma una tecnica che permettesse una gestazione più lenta e riflessiva, compatibilmente col suo modus operandi. Dalla Historia naturalis di Plinio il Vecchio recuperò l'encausto, che adattò alle sue esigenze.

Per ragioni diverse nessuna delle due pitture murali venne portata a termine, né si sono conservati i cartoni originali, anche se ne restano alcuni studi autografi e copie antiche di altri autori.

Leonardo in particolare, dopo molti studi e tentativi, mise in opera il suo dipinto, ma come nel caso dell'Ultima Cena anche questa scelta tecnica si rivelò drammaticamente inadatta quando era ormai troppo tardi[1]. Predispose due enormi pentoloni carichi di legna che ardeva, generando una temperatura altissima che avrebbe dovuto essiccare la superficie dipinta, puntandoveli direttamente (vi sono diversi studi descritti nei suoi manoscritti). La vastità dell'opera non permise però di raggiungere una temperatura sufficiente a far essiccare i colori, che colarono sull'intonaco, tendendo inoltre ad affievolirsi, se non a scomparire del tutto. Nel dicembre 1503 l'artista interruppe così il trasferimento del dipinto dal cartone alla parete, frustrato dall'insuccesso[1].

Paolo Giovio vide i resti del dipinto e ne lasciò una viva descrizione nella sua vita di Leonardo: «Nella sala del Consiglio della Signoria fiorentina rimane una battaglia e vittoria sui Pisani, magnifica ma sventuratamente incompiuta a causa di un difetto dell'intonaco che rigettava con singolare ostinazione i colori sciolti in olio di noce. Ma il rammarico per il danno inatteso sembra avere straordinariamente accresciuto il fascino dell'opera interrotta»[2].

Tra le migliori copie tratte dal cartone di Leonardo c'è quella di Rubens, oggi al Louvre[1]. Perduto anche il cartone, le ultime tracce dell'opera furono probabilmente coperte nel 1557 dagli affreschi del Vasari.

[modifica] Le copieIn realtà, nonostante i disastri, l'opera era stata in gran parte completata, infatti Leonardo ci aveva lavorato per ben un anno con sei assistenti. Malgrado i danni nella parte alta, quindi, questa Battaglia di Anghiari rimase esposta a Palazzo Vecchio per diversi anni; molti la videro, molti la riprodussero, tra questi Rubens, che ne interpretò la parte centrale da una copia o forse dal cartone (sicuramente non dai resti del dipinto, essendo nato nel 1577, quando la profonda ristrutturazione di Giorgio Vasari era già stata messa in opera). Il dipinto di Rubens offre un'idea abbastanza chiara di cosa fosse l'affresco di Leonardo.

lunedì 30 maggio 2011

Antonio Milone (Scuola di Posilippo) 1843-1920


"Pastorello con pecore e cane" di A.Milone
Collezione Beatrice Feo Filangeri
a Catania















Antonio Milone
Data di nascita:1843Data di morte:1920

http://utenti.multimania.it/riflessinapoletani/pagine/pittori_900_001.htm


http://www.vincentgalleria.it/DettaglioLotto.aspx?idLotto=7657

http://www.artnet.com/artists/antonio-milone/past-auction-results

giovedì 26 maggio 2011

martedì 10 maggio 2011

Il "Maestoso" Pop Barocco!


"Maestoso" Pop Barocco!
Personaggi imponenti ,scomodi, forti nelle opere "Pop Barocche" dell'artista italiana del nuovo barocco: Beatrice Feo Filangeri.

E' la volta di Luigi XIV Re di Francia, Re Sole...



LUIGI XIV-RE SOLE-OPERA DI BEATRICE FEO FILANGERI

Vibrante di colori accesi ,a volte fosforescenti mai stridenti tra loro,sapientemente e matematicamente accostati da una grande maestra del colore insuperabile come l'artista Beatrice Feo Filangeri ,caposcuola del Pop Barocco Italiano,meglio dire del Pop Barocco internazionale.Eccolo ,maestoso,ironico,giocoso,imponente ,stagliarsi con aria di sfida da un fondo rosa fucsia,illuminato da un sottile filo di luce verde,che sembra neon delle insegne pubblicitarie newyorkesi che compare tra gli enormi vaporosi capelli. Austero e corpulento nei suoi velluti ricamati con i gigli d'Orléans ,le sete verdi cangianti, l'ermellino morbido, quasi palpabile,la collana preziosa,i ricami e i merletti trattati con virtuosismi quasi stucchevoli,ma lasciato volutamente incompiuto e quindi più fresco nella parte in basso a destra. La figura del sovrano più amato di Francia:Luigi XIV detto Re Sole,in versione pop barocca sembra guardarci con un leggero sorriso tra l'ironico e lo sprezzante! Non poteva mancare lui nella collezione dell'artista ,lui che del barocco ne è stato l'icona più opulenta.

L'artista internazionale e ormai affermata nel Pop B. Beatrice Feo Filangeri non è nuova a temi storici,e a imponenti ritratti di personaggi tormentati o impassibili ( come l'artista stessa appare) persone che hanno lasciato un forte segno nella storia, anzi di questi ne ha fatto il suo cavallo di battaglia, li stressa,li sottopone ad un viaggio temporale nel 2000, li strappa dalla loro storia,li dissacra,li ama,li rende forti e fragili dinnanzi alla loro stessa storia,scritta dietro nel cartiglio immancabile o lettino di Rauschemberg come lei ama sottolineare,grande intelligenza,grande percezione intuizione artistica geniale,cosi' che tutti possano leggere,interpretare,amare o odiare l'"imputato". Uomini o donne sempre soli dinnanzi a tutti,che fanno del loro punto di forza grandi gesti eroici o umani,forti del loro carattere del temperamento e di cio' che hanno laciato alla storia,nel bene e nel male...

Beatrice stessa afferma più volte che il barocco e i suoi personaggi "barocchissimi",intesi anche per animosità o specificatamente per epoca storica, sono quelli che ama di più.Come dimostrano le opere della sua nuova produzione,uno più bello e affascinate dell'altro,tutti magnetici ,tanto che si resta incantati dinnanzi alle splendide interpretazioni di capolavori del passato che sembrano attualissime, iconograficamente impeccabili e trascinate in un mondo Pop a tratti psichedelico. I morbidi colori pastellati suscitano sensazioni palatali meringose,confettate e cremose ,si contrappongono ad abbaglianti acide tonalità decisamente contemporanee,così come le inquadrature dai tagli cinematografici scarabbocchiate da nevrotiche gestualità "writers" che graffiano, violentano,esaltano alla trasformazione consumistica del tema,una "cartellonistica pubblicitaria" ovviamente pop,un prodotto,da leggere,consumare e registrare, anche il piu' timido aspetto decorativo è maliziosamente studiato per essere pop art,spot,comunicazione ,cinema,televisione mass media,teatro puro.Allora, non si comprende più se il personaggio stà recitando è vero,se recita la sua parte o se l'artista lo ha semplicemente fatto divenire compiaciuto attore e spettatore di se stesso!... Un diabolico gioco di dialoghi e di rimandi che fà complici l'artista e la sua creatura. La nota semantica è sempre fortissima ma contaminata da una più completa versione contemporanea,ecco perchè si nota molto spesso tra le scritte la chiocciolina di internet fare capolino tra segni e simboli rinascimentali. Ad ogni modo la lettura del personaggio, messo alla mercè del "giudizio contemporaneo" è spietata,di un cinismo senza precedenti che resta in bilico tra compassione e sbeffeggiamento.

Questo ritratto,un pastello di grandi dimensioni su carta, è una delle ultime opere della nostra artista italiana,impegnata in questo periodo a preparare due grandi expo : una a Barcellona (Spagna) e l'altra in rappresentanza delle Eccellenze Italiane a Abu Dabhi ,al Parco Ferrari.

LP&C-Milano

Beatrice Feo Filangeri

THE POP BAROCCO ITALIANO

info beatricefeo@gmail.com

06-92946381

sabato 23 aprile 2011

Ritratto Pop Barocco del Duca James Stuart,duca di Richmond e Lennox ,opera di Beatrice Feo Filangeri


Portrait Pop Barocco del Duca James Stuart,duca di Richmond e Lennox ,opera di Beatrice Feo Filangeri




Gouache cm 100x70 su carta Rosaspina colorata



Nuovo ritratto "pop barocco" dell'artista italiana Beatrice Feo Filangeri,questa volta l'elegantissimo personaggio che trasuda aristocrazia è il Duca James Stuart,duca di Richmond e Lennox,ritratto dal Van Dyck...Immerso in uno sfondo dai caldissimi colori ,prevale in tutta la sua alterigia una figura slanciata e imponente vestita dai toni scuri e dal nero,dando luogo ad un contrasto cromatico di altissimo livello tecnico e visivo di grande equilibrio e di cui solo Beatrice è grande maestra,il viso nobilissimo dell'uomo attrae per la sua espressione superba ed è trattato come un dipinto curatissimo nei dettagli ,i capelli,il colletto,e persino il cane che guarda adorante il suo padrone sono particolareggiati in modo sublime,anche in questa gouache e tecnica mista ( pastelli chine e matite) dell'artista italiana del Pop Barocco Beatrice Feo Filangeri si riconferma l'artista contemporanea che maggiormente e in modo più contemporaneo ed elegante interpreta l'arte barocca e non solo ,una cosa è certa questo nuovo personaggio ritratto è un altro capolavoro della sua eccellente produzione Pop B.

CHI E' IL PERSONAGGIO RITRATTO:

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

.


James Stewart, primo duca di Richmond e quarto duca di Lennox (6 aprile 1612 – 30 marzo 1655), era figlio di Esmé Stewart, terzo duca di Lennox e di sua moglie Katherine Clifton.



[modifica] Vita


James Stewart ereditò il ducato di Lennox alla morte di suo padre (30 giugno 1624) e divenne membro dell'Ordine della Giarrettiera nel 1633.



Il 3 agosto 1637 sposò Mary Villiers, sorella di George Villiers, duca di Buckingham e consigliere del re d'Inghilterra Carlo I Stuart durante i suoi anni giovanili.



Cugino del re Carlo I, fu suo consigliere privato e membro di spicco del partito realista durante la guerra civlie inglese: tra il 1641 e il 1642 ricoprì l'incarico di Lord Warden of the Cinque Ports. L'anno seguente visse diversi mesi in esilio. Tornato in Inghilterra, partecipò alla difesa della città in nome del re.



Morì il 30 marzo 1655 all'età di quarantadue anni e venne sepolto nella abbazia di Westminster, a Londra.

martedì 22 marzo 2011

"Sentencia" di Beatrice Feo Filangeri


Il Giudizio"umano e divino secondo il Pop B di Beatrice Feo Filangeri


...

"SENTENCIA Pop"Gouache 100x70 cm
Dal Giudizio Universale di Michelangelo
Beatrice... Feo Filangeri Artist © 2011




"Sentencia" Mai opera fu cosi' attuale:Rivisitazione Pop di Beatrice Feo Filangeri del Giudizio Universale di Michelangel Una nuova opera Pop Barocca dell'artista geniale Beatrice Feo Filangeri ,dissacrante e dissacratoriacome sono tutte le sue del resto,forte antica e attualissima.Una variazione sul tema dal Giudizio Universale di Michelangelo ,una figura impaurita di un dannato che viene trascinato negli inferi da un mostro,l'uomo si copre il viso per la vergogna e la paura. " Sentencia" il titolo dell'opera in spagnolo: Giudizio , giudizio non universale,ma anche terreno,questo il senso dell'interpretazione dell'artista Beatrice Feo Filangeri ,( che attinge alle grandi opere d'arte) e và oltre...La legge è uguale per tutti si legge nel cartiglio lettino che ritroviamo in tutte le sue opere ,e poi un susseguirsi della parola "giustizia" in tutte le lingue possibili,dal cinese al giapponese,all'ebraico,al tedesco,francese inglese,portoghese,persiano,arabo...



Insomma mai opera fu piu' attuale nl suo piu' profondo ed intrinseco significato.Una giustizia quindi non solo Divina ma anche terrena che spesso come l'artista sottolinea cinicamente e sottilmente non è uguale per tutti...


Beatrice Feo Filangeri attinge alle grandi opere ai grandi artisti del passato per riproporre sempre e continuamente opere di altissimo spessore simbolico e sociale,ed è considerata oggi una delle artiste del Pop piu' apprezzate in Italia e nel mondo.




info-beatricefeo@gmail.com




Tag : Grandi opere, Temi e dibattiti

martedì 15 febbraio 2011

Beatrice Feo Filangeri ad Abu Dhabi al Parco Ferrari ,per le "Eccellenze Italiane








Beatrice Feo Filangeri ad Abu Dhabi per le "Eccellenze Italiane "(settore Arte)


Da Novembre 2011 -L'artista italiana Beatrice Feo Filangeri rappresenterà "le Eccellenze del Made in Italy" ( nel settore Arte)a Dubai e Abu Dhabi-Con una grande expo del Pop Barocco al prestigiosissimo Parco Ferrari di Abu Dhabi, di Luca Cordero di Montezemolo. Sarà in compagnia con i piu' grandi rappresentanti del Made in Italy,dalla moda al designer,dai preziosi all'industria.Il pubblico sarà quello delle grandi occasioni ad Abu Dhabi,miliardari e sceicchi e il top mondiale-

(Nella foto il Parco Ferrari di Abu Dhabi dall'alto)

Beatrice Feo Filangeri vive e lavora tra Roma e Palermo,è anche Presidente della B&Art Palazzo Resuttano Associazione Culturale,art director e organizzatrice di eventi culturali-



Parco Ferrari A Abu Dhabi-










Nella foto



La bellissima artista italiana Beatrice Feo Filangeri di L.P.Communication B&ART